
Falso e abuso d'ufficio in un sistema che ha creato corsie preferenziali per assumere i raccomandati. È questa l'accusa che ha portato Marcello Pittella, presidente della Regione Basilicata in quota Pd, a finire agli arresti domiciliari.
Il governatore è stato arrestato insieme con altre ventuno persone perché avrebbe gestito nomine e appalti nel sistema sanitario lucano attraverso la logica della corruzione. La Guardia di Finanza lo ha intercettato mentre al telefono affermava: «Dobbiamo accontentare tutti». Tanto che nel provvedimento di custodia cautelare il gip di Matera, Angela Rosa Nettis, evidenzia il «sistema di corruzione e asservimento della funzione pubblica a interessi di parte su sollecitazione di una moltitudine di questuanti». Pittella, fratello dell’ex senatore ed eurodeputato Gianni, si trova ai domiciliare nella sua casa di Lauria e, sfogandosi con le persone che gli sono vicine, ha definito la sua posizione nella vicenda «surreale». Eppure, per gli inquirenti, è lui che ha tenuto le fila del sistema illecito. Scrive infatti il gip: «Deus ex machina di questa distorsione istituzionale nella sanità lucana è proprio il governatore Marcello Pittella che influenza le scelte gestionali delle aziende sanitarie e ospedaliere interfacciandosi direttamente con i direttori generali che sono stati nominati con validità triennale dalla sua giunta». Il commissario dell’Azienda sanitaria di Matera, Pietro Quinto, già direttore generale della stessa, è ritenuto invece «il collettore delle raccomandazioni che promanano» dal presidente della Regione Basilicata. Tanto che Quinto «intrattiene significativi rapporti con altre figure politiche e religiose di spicco», si legge ancora nell'ordinanza.
Le indagini, cominciate circa un anno e mezzo fa in seguito all’esposto di un dipendente di una ditta fornitrice di servizi che non aveva ricevuto la sua quota di Tfr, avrebbero svelato un metodo collaudato attraverso cui si anticipavano le tracce dei temi e si gonfiavano i punteggi dei candidati raccomandati e si falsificavano i verbali delle commissioni. Per il giudice l'inchiesta della Finanza ha ha portato alla luce «un sistema di corruzione e asservimento della funzione pubblica a interessi di parte di singoli malversatori» su richiesta di una «moltitudine di questuanti» che sono l’espressione di «pubblici poteri apicali». Questuanti che si «interfacciano tra loro in uno scambio reciproco di richieste illegittime e promesse o dazioni indebite». La base del sistema, per il gip, è sempre la stessa: «La politica nella sua sempre più fraintesa accezione negativa e distorta, non più a servizio della realizzazione del bene collettivo ma a soddisfacimento dei propri bisogni di locupletazione e di sciacallaggio di potere e condizionamento sociale». Politica «che condiziona pesantemente» il modo di gestire la sanità lucana «ed in particolar modo le procedure selettive per assumere personale». Il tutto, si legge nell'ordinanza, «non solo al fine di ampliare il consenso elettorale ma anche allo scopo di "scambiare" favori ai politici di pari schieramento che governano Regioni limitrofe, come è il caso della Puglia e della Campania». E sarebbe il governatore Pittella a dettare «le sue regole partitocratiche, trasmette i suoi elenchi, le sue liste "verdi", le sue direttive; non si sente molto nelle intercettazioni perché è accorto, le sue direttive sono sempre mediate, ma nulla si muove senza i suoi diktat, senza il suo suggello».
Oltre al presidente della Regione Basilicata, sono finiti ai domiciliari anche la direttrice amministrativa dell’ospedale San Carlo di Potenza, Maddalena Berardi, il commissario straordinario dell’Asp, Giovanni Chiarelli ed il dirigente del Crob di Rionero in Vulture, Gianvito Amendola. Il governatore Pittella è stato intanto sospeso dai suoi incarichi.
Rita Cavallaro