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Briatore sale sul carro dei detrattori del Governo: «Non c'è la ciccia, solo proclami»



«Where is the beef? (Dov'è la ciccia?, ndr). Al momento ci sono solo grandi proclami. Poi arriveranno le cose serie e bisogna vedere come le gestiranno». La sfiducia di Flavio Briatore verso il governo giallo-verde è lampante. In un’intervista per Tg Zero, su Radio Capital, l’imprenditore non la manda a dire e si lancia sul terreno scivoloso della banalità: «Tu puoi fare investimenti però ci vogliono i soldi». Un Briatore cristallino e roccioso, a tutto tondo, sul Sud e sul reddito di cittadinanza. Ha detto: «Il Sud ha bisogno di posti di lavoro, non di sussistenza. I bravi del Sud sono andati via quasi tutti. Il Sud in Europa potrebbe essere quello che la Florida è in America. Dovrebbe vivere di turismo. Abbassiamo l'Iva sul turismo, come ha fatto la Francia. Ci vuole un piano a 20 anni». Ha parlato poi di Donald Trump: «Trump si sta muovendo benissimo e sarà rieletto. Alla gente piace, ha trovato un presidente importante. Lui non è politically correct, è un imprenditore», critico anche sulla Brexit: «Neanche loro sanno quali sono le conseguenze della Brexit. Molte case automobilistiche hanno chiesto di lasciare il Regno Unito, è stata una follia. La sterlina ha perso il 20%. A Londra non è cambiato nulla, per ora siamo tutti in stand by», e su Cristiano Ronaldo: «Porta entusiasmo […] lo aiuta il forfait fiscale da 100mila euro sui redditi all’estero. Lo hanno fatto anche in Inghilterra, ma io credo che uno ricco preferisca vivere in Italia e non in Inghilterra».

Radical chic con le coliche. Una voce che si aggiunge al coro dei detrattori del governo nel corso di settimane di battaglie intestine, condotte specialmente della sinistra politica e culturale in preda alla disperazione, ridotta all’insulto per giustificare la propria esistenza, per cogliere una posizione nel reale, quella del contrasto assoluto, dell’assalto alla baionetta, in attesa di ritrovare una lettura sociale, politica ed economica degna di ripercorre la strada del ritorno a un’idea fondante (forse sarà la visione “antisovranista” di Carlo Calenda per uscire dall’era Renzi e superare il PD?), capace di far tornare ad attrarre consenso. Per ora, sono capricci e parolacce, in una fase adolescenziale delle sinistre. Da Roberto Saviano, che ha definito il ministro dell’Interno, Salvini, prima “ministro della malavita”, e poi, “buffone, inumano, incapace, crudele”, a Oliviero Toscani, rivolto sempre al leader del Carroccio, “coglione, ignorante, cretino”, o colte da improvvise voglie di migrazione (che non avverrà mai), come Gino Strada, ultimo in ordine di tempo, che vuole abbandonare il Paese dopo l’instaurazione del Premier Conte: «ho settant'anni anni», affermava di recente in un’intervista su Raitre, «e non pensavo più di vedere ministri razzisti o sbirri. Potrei anche andarmene da questo Paese».


E.R.


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