Contro Sgarbi sfilano gli sconosciuti di Sutri e Sirmione per non perdere poltrone
Aggiornamento: 26 ago 2018

I congiurati di Vittorio Sgarbi a Sutri sembrano schegge impazzite. Felice Casini, il mandante di quello che doveva essere il delitto perfetto per far fuori il sindaco, non immaginava che il piano sarebbe venuto a galla e si è trovato così tanto spiazzato di scoprire che la gente che conta e i cittadini sono tutti dalla parte del critico d’arte da mettere in atto una serie di manovre diversive con tanto di comunicati per cercare di mettere una pezza alla figuraccia nazionale. Il numero due, aspirante numero uno, ha mandato note che contengono una storia del tutto distorta della vicenda che, ormai, ha portato Sgarbi a mandare all’aria tutta la Giunta. Il racconto fantastico addossa qualsiasi responsabilità al parlamentare di Forza Italia. Da buon democristiano, poi, Casini auspica l’intervento della Magistratura per ristabilire la verità, che tradotto vuol dire difendere i propri affari e interessi in materia di nomine, proprio quelle che hanno fatto vomitare Sgarbi e lo hanno spinto alle dimissioni. Ieri il deputato di Forza Italia ha annunciato che lascerà l’incarico di sindaco a Sutri il 21 settembre e che, alle prossime amministrative, si candiderà nella cittadina lombarda di Sirmione. Ed ecco che la paura di perdere un’altra poltrona ha immediatamente colto nel segno anche al nord. Lo sanno tutti che dove va Sgarbi stravince, come a Sutri dove ha preso quasi il 70 per cento. L’ansia è venuta a Viviana Beccalossi, vicinissima a Riccardo De Corato, oggi assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia ma già senatore, già vice sindaco di Milano e già siamo alle solite, che da An va al Pdl e poi a Fratelli d’Italia. La Beccalossi, che ha le spalle coperte, ha messo il veto su Sgarbi a Sirmione, dove lui in realtà ha in questi giorni chiuso un accordo perché, in quella località, il nome di Sgarbi è legato alla Rocca Scaligera. L’intervento della Beccalossi ha aperto una partita a ping pong di fascisti, con un tavolo che lega Sutri a Sirmione. Ma Sgarbi non se ne preoccupa minimamente. E ha fatto sapere: «Aggredito da un fascista dichiarato a Sutri vengo respinto da una fascista semi-pentita, direi mista, a Sirmione. Viviana Beccalossi, nota per avere fatto poco di memorabile, si permette di farmi la predica ignorando gran parte di quello che ho fatto e fingendo di non ricordare le mie innumerevoli iniziative come assessore a Milano. Decide lei che la mia candidatura è inopportuna, attaccandosi al tram (triste metafora), e non sapendo, per esempio, che a Sirmione a me si deve l’accordo Stato-amministrazione comunale per la Rocca Scaligera, con piena soddisfazione delle parti ,fra cui l’amico ex sindaco Mattinzoli e il soprintendente L’Occaso; così come il lancio e le numerose mostre per il Musa di Salò». Va detto, ormai la Chanson de Sgarbi sta diventando una telenovela, dove il critico d’arte è protagonista di intrighi e misteri volti ad evitare che invada le amene località degli oriundi, indigeni che si nutrono di nomine e poltrone. Sottolinea il critico d’arte: «La mia attività di sindaco ha mutato in vasta attività turistica il destino di città come San Severino Marche e Salemi, come stava già accadendo a Sutri, comune ingiustamente sciolto per mafia affinché la mafia potesse continuare la sua attività con i metodi consueti. Mafia di là, fascismo di qua. E io a Sutri, come sono andato, sarei rimasto. Ovunque c’è un fascista che non mi vuole, nonostante il mio dialogo aperto con Giorgia Meloni, e il suo rinnovamento tradito da insoddisfatte come la Beccalossi. E mentre Sutri non troverà più uno Sgarbi, pronto a raccontarne al mondo la bellezza, come avrei fatto con Sirmione, io non faticherò a trovare comuni che, nell’impegno consentito da questo inerte e passivo Parlamento, potranno volere un sindaco pieno di passione per l’arte e per la bellezza, disponibile a farlo gratis. Gratis. In nome di un Partito della Bellezza, ignoto alla Beccalossi e che in Italia manca, e con il quale io mi sono coerentemente sempre candidato nell’ambito vasto del centrodestra». Ecco lo Sgarbi amato dalla gente. Lo congiurano a Sutri? Lui manda a quel paese quel paesino. Rompono le palle anche a Sirmione? Vadano al diavolo pure loro, che tanto Sgarbi può scegliere qualsiasi posto dell’Italia intera, perché nessuno conosce l’arte più di lui. Lui è la montagna che si può permettere di mandare all’inferno pure Maometto, tanto la gente lo segue comunque. Se in strada c’è una processione, non è la festa del patrono, ma Vittorio che passa per caso. Non ha bisogno di pubblicità, ma è chi lo attacca che spera di farsi conoscere da chi, finora, non sapeva neppure che esistesse. «Evidentemente è intollerabile che chi ha fatto di tutto per farsi conoscere, senza riuscirci, mi accusi di utilizzare Sirmione per farmi pubblicità. Io la pubblicità», ha infatti concluso Sgarbi, «la faccio: ho 2 milioni di followers e scrivo su innumerevoli giornali come sono presente in televisione. Non ho bisogno di Sirmione per essere noto. E mi sono proposto per solo amore della Bellezza. Evidentemente la Beccalossi ha un suo candidato nella retorica dell’“amministratore sempre presente e preparato a dare risposte ai problemi del territorio” (triste perversione della lingua). In attesa di conoscerlo per ammirarne il merito e le capacita’("h.24", perché la Beccalossi non riesce a dire: ”a tempo pieno”, non essendo l'italiano la sua lingua - sempre sul tram), ritiro la mia candidatura. Sono talmente disinteressato che la Beccalossi ha vinto senza combattere. Con un ringraziamento a Benito. Non intendo, dopo il fascista di Sutri, avere una Beccalossi davanti al mio De Corato petto. Inutile e faticoso. E Sirmione vuole e dà serenità. Grazie lo stesso».
di Rita Cavallaro