Da Bardonecchia a Clavière migranti scaricati in Italia, Salvini: «Non siamo campo profughi dell'Ue»

Si rischia un nuovo incidente diplomatico tra Italia e Francia dopo quello del marzo scorso a Bardonecchia. Ancora una volta il terreno dello scontro è quello dei respingimenti irregolari operati delle autorità giudiziarie francesi sul suolo italiano. Venerdì scorso infatti nella zona di confine di Clavière sulle Alpi torinesi, le telecamere della Digos, in funzione per monitorare l'attività dei gruppi di anarchici e "no borders" legati all'organizzazione "Briser Les Frontieres", operanti nella zona, hanno ripreso una camionetta della polizia transalpina che avrebbe scaricato, una volta varcato il confine e toccato il suolo italiano, un paio di persone, presumibilmente di origine africana, in una zona boscosa e riparata, per poi tornare indietro oltre il confine francese. Si tratterebbe della seconda violazione, per quelle accertate, degli accordi internazionali in materia di riammissione ed espulsione di persone da uno Stato all'altro, disciplina regolamentata da un iter specifico che prevede in questi casi un avviso da parte dell'autorità a quella di destinazione oltre all'accompagnamento degli espulsi verso il commissariato o la stazione dei carabinieri della zona di riammissione. Sul caso è stata aperta un'indagine da parte della Procura di Torino che avrebbe già acquisito i filmati in questione da parte della Digos. Oltre ad aver ignorato la procedura legale, infatti, la Gendarmerie francese sarebbe accusata di sconfinamento irregolare.
Un caso che, se confermato, getterebbe altra benzina sul fuoco mai sopito che caratterizza il rapporto diplomatico tra i due Paesi membri, almeno in materia di migranti e di politiche di accoglienza. Se infatti il presidente Macron non ha mai lesinato in ferme condanne delle politiche in auge al Viminale da quando Matteo Salvini ne è il titolare, altrettanto si può dire delle accuse rivolte dal leader leghista e da altri membri del governo gialloverde alla condotta delle autorità francesi, protagoniste, oltre che di questi episodi, di aver sigillato le frontiere e, per usare le parole del vicepremier, «fatto dell'Italia il campo profughi d'Europa».
Immediata la reazione da parte italiana, con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi che ha subito attivato l'ambasciatore francese in Italia per una richiesta esplicita di chiarimenti, in attesa che la Procura svolga l'indagine. «Il ministro degli Esteri Moavero Milanesi» si legge in una nota emessa dalla Farnesina «si è immediatamente attivato con l'ambasciatore di Francia in Italia per chiedere chiarimenti al riguardo. Un analogo passo formale, al fine di chiarire i termini precisi dell'accaduto, è in corso da parte del nostro ambasciatore a Parigi con le competenti autorità francesi. Appena stabilita la realtà dei fatti, la Farnesina ne darà completa informazione pubblica».
Molto più duro, e c'era da aspettarselo, il commento a caldo del ministro degli Interni Salvini, che in attesa di aver chiaro il quadro degli eventi, parla di incredulità mista a disprezzo: «Non voglio credere che la Francia di Macron utilizzi la propria polizia per scaricare di nascosto gli immigrati in Italia. Ma se qualcuno pensa davvero di usarci come il campo profughi d'Europa, violando leggi, confini e accordi, si sbaglia di grosso. Siamo pronti a difendere l'onore e la dignità del nostro Paese in ogni sede e a tutti i livelli. Pretendiamo chiarezza, soprattutto da chi ci fa la predica ogni giorno, e non guarderemo in faccia a nessuno».
Una situazione che rischia di precipitare dopo un'estate torrida fatta di rimbrotti a distanza che per ora hanno avuto come effetto il solo deterioramento tra i due Paesi che, seppur confinanti e legati da una millenaria storia che li avvolge e li accomuna, difficilmente riescono a trovare convergenze e, in buona sostanza, a sopportarsi.
di Alessandro Leproux