Vertice centrodestra, coalizione compatta. Salvini:«Ascolto tutti», Berlusconi:«Siamo uniti»

Matteo Salvini ne esce rafforzato nel braccio di ferro sotterraneo con i Cinque Stelle a cominciare da due decreti simbolo della Lega su sicurezza e immigrazione sui quali è slittato il consiglio dei ministri a lunedì. Il ministro dell’Interno e vicepremier, uomo forte del governo, ne esce agli occhi dei pentastellati come colui che può davvero contare su due forni, anche nella complicata dialettica interna al governo giallo-verde, o giallo-blu, sulla manovra di Bilancio e su quel reddito di cittadinanza che non è esattamente musica per le orecchie leghiste. Ma al tempo stesso Silvio Berlusconi, seppur in una fase non brillantissima per Forza Italia, costretta a giocare di rimessa stando all’opposizione solo di un pezzo di governo, ovvero i Cinque Stelle, ribadisce a suo modo la sua ancora centralità, insieme con Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, nell’alleanza di centrodestra, di cui Salvini ha comunque sempre bisogno. E non solo per il voto su Marcello Foa presidente della Rai, sul quale l’accordo ormai sembra trovato, e per le elezioni regionali. Risultato di queste due necessità sommatesi l’una con l’altra è il rilancio del centrodestra. Della coalizione, arrivata prima alle elezioni con oltre il 37 per cento, che ha tenuto a Palazzo Grazioli, residenza romana del Cav, dall’ora di pranzo fino alle 18 di giovedì 20 settembre per la prima volta dopo mesi un lungo vertice andato avanti a tappe anche tematiche. Tasse, lavoro, immigrazione: questi i temi centrali. Salvini è uscito per un ‘ora per un incontro con alcuni sottosegretari leghisti, ed è successivamente rientrato, anche favorito dalla curiosa coincidenza che il Viminale gli ha assegnato un appartamento proprio di fronte alla residenza di “Silvio” in piazza Grazioli. Presenti al vertice oltre al padrone di casa, e gli altri leader del centrodestra, il vicepresidente di Forza Italia e presidente del parlamento europeo Antonio Tajani e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il “Richelieu padano”, Giancarlo Giorgetti. Risultato finale un comunicato congiunto di Berlusconi, Salvini, Meloni che rilanciano la coalizione. Così: «Nel solco di un ‘esperienza consolidata premiata dai risultati del buon governo, in tutte le realtà che amministra, il centro-destra ribadisce e rilancia con l’incontro di oggi la sua natura di coalizione politica unita da valori comuni». Poi, il passaggio che fa capire meglio la natura del nuovo accordo e cioè che Salvini si impegna a tenere dritta la barra al governo sulle istanze del programma di centrodestra e Berlusconi e Meloni che manterranno naturalmente su quel programma che hanno sottoscritto insieme un atteggiamento positivo pur stando all’opposizione. Recita la nota: «Nell’attuale situazione politica, specie in vista della prossima legge di Bilancio, deve continuare a manifestarsi sia da chi è al governo come da chi non ne fa parte la precisa volontà di contribuire nell’interesse dell’Italia a trasformare in atti dell’esecutivo i principali punti del programma di centro-destra votato dagli elettori». Infine, si ribadisce che la coalizione «si presenterà unita a tutte le prossime competizioni elettorali a partire dalle elezioni regionali di Piemonte, Abruzzo, Basilicata, Sardegna con l’individuazione di un candidato condiviso». E questa però ovviamente sarà tutta un’altra partita. Con il fixing sui candidati probabilmente fatto all’ultimo. E già da ora con il Piemonte al centro della dialettica tra Fi e Lega su chi sarà il candidato presidente. Ma con Forza Italia determinata a giocare un partita in cui non intende fare da ruota di scorta. Ma «essere protagonista», come dice commentando positivamente il vertice la capogruppo azzurra alla Camera Mariastella Gelmini, che così traduce il comunicato sull’impegno preso da Salvini e da Fi e Fdi, l’altro pezzo di centrodestra all’opposizione: «Subito vera flat tax, misure per crescita e sviluppo». Nelle mani del ministro Tria il rebus. E nelle mani del governo “ircocervo”. Ma intanto Salvini da un lato e Berlusconi con Meloni dall’altro un punto di principio lo hanno stabilito: la coalizione c’è. Come andrà avanti si vedrà. E lo snodo non c’è dubbio saranno le elezioni europee. Si attende ora la reazione pentastellata. Salvini diplomatico dice: «Fa parte del mio lavoro ascoltare tutti». Ma certo Berlusconi per i Cinque Stelle e non solo non è certo uno qualsiasi. E lo stesso Berlusconi al termine della riunione si presenta davanti alle telecamere e esulta: «Da questa riunione esce la garanzia che il centrodestra è unito, funziona, esiste e resiste». Poi azzarda un pronostico, accentuando il punto del rilancio della coalizione: «Credo che in un futuro non lontano il centrodestra tornerà finalmente di nuovo alla guida del governo e del Paese, per fortuna degli italiani, i quali credo usciranno abbastanza presto da questa situazione di ubriacatura». Parole di fronte alle quali il sottosegretario Giorgetti, nel suo ruolo di Richelieu, si vede evidentemente costretto a stoppare sul nascere le reazioni grilline così: «Il governo Cinque Stelle e Lega lavorerà, e bene, per tutti i cinque anni previsti, rispettando punto per punto il contratto di governo e la voglia di cambiamento degli italiani». Suona come un gioco delle parti. Ma ovviamente il Cav concedendosi alle telecamere, e soprattutto così dopo tanto tempo, una “sorpresina” non poteva non riservarla.
Di Paola Sacchi