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Gioco d’azzardo: in Italia un adulto su tre ha il vizio

L’unica industria in Italia che non conosce crisi. Un fenomeno allarmante che proprio qui da noi è giunto ad un’espansione senza precedenti. Ma davvero si guadagna con il gioco d’azzardo? O è solo una terribile droga che rovina intere famiglie?


In Italia abbiamo circa 50mila sale giochi. Vetrine con immagini di gente vincente e banconote colorate. Stanze con un clima quasi tenebroso, da cui si viene attratti da lucette seducenti. Non ci sono orologi, su nessuna parete, così da non far vedere ai giocatori quante ore passano a sborsare i propri salari. Quasi un quarto dei soldi spesi in quel mondo, da cui si esce difficilmente, sono proprio degli italiani. Il gioco rappresenta il 5% del nostro Pil. Nonostante la crisi, siamo il quarto paese per volume di gioco, seguiti da Stati Uniti, Giappone e Macao.


Italiani popolo di santi, poeti, artisti, navigatori e giocatori d’azzardo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità un adulto su tre gioca, un milione e mezzo di «problematici», di cui 700mila minorenni. Sì problematici è il termine adatto, perchè una volta che si inizia, diventa quasi impossibile smettere. E per chi non ci credesse, sappiate che da qualche anno non è più solo un fenomeno sociale, ma ha anche preso il nome di Dga (Disturbo da Gioco d’Azzardo). Una vera e propria patologia che rende incapaci di resistere all’impulso di giocare, fare scommesse, sperperare il proprio denaro.


Per molti il gioco viene visto come la via per uscire da una situazione di crisi, ci si ritrova invece a farsi rubare soldi con l’illusione di vincere. La voglia di avere una vita agiata viene affidata ad una macchinetta, a un tavolo da poker, ai numeri al lotto, ad un gratta e vinci. Intere famiglie invece, vengono distrutte, ostaggi di una malattia a cui solo lo Stato può rimediare.


«Uno Stato sano ha il dovere di avviare campagne di prevenzione per mettere in guardia dal pericolo delle ludopatie che spesso sfociano in vere e proprie tragedie facendo indebitare chi ne è affetto e provocando la disgregazione di tante famiglie», ha dichiarato l’Onorevole Cosimo Maria Ferri. La soluzione a questa dipendenza dunque, può dipendere esclusivamente dai nostri politici, ma soprattutto dall’educazione al gioco.


Di Ilaria Proietti Mercuri

18 Ottobre 2018





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