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I coniugi Renzi a processo, per loro l’accusa è di false fatturazioni per 140 e 20mila euro



I coniugi Renzi a processo. Mentre è incerta la ricandidatura a segretario di partito nella prossima assemblea dem, l’ex premier incassa un’altra batosta che non contribuirà certamente a rendere meno amari i giorni da celebre sconfitto. Secondo quanto si apprende Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex sindaco di Firenze, sono stati rinviati a giudizio assieme all’imprenditore e amico di famiglia Luigi Dagostino, al quale è contestato anche il reato di truffa. L’accusa sarebbe quella di fatturazioni false, due per l’esattezza, dell’ammontare rispettivo di 140mila e 20mila euro.

Il provvedimento, disposto dal giudice Silvia Romeo su indicazioni del pm Christine Von Borries, porterà i tre a processo davanti al giudice Lisa Gatto il 4 marzo 2019.


Stando alle parole dell’avvocato della famiglia Renzi, Federico Bagattini, il processo è quanto richiesto dagli imputati, che per loro scelta avrebbero deciso di passare per il giudizio in tribunale, per «difenderci in un processo vero e non in un tritacarne mediatico».


L’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza ha come fondamento il sospetto che le due fatture sopracitate non corrispondessero a una prestazione realmente eseguita. Nella fattispecie quella da 140mila euro, secondo la difesa,

«aveva ad oggetto uno studio di fattibilità di una struttura ricettiva food con i relativi incoming asiatici e la logistica da e per i vari trasporti pubblici (Ferrovie-Aereoporti-ecc)». Studio che però, stando alle ricostruzioni della pm Von Borries e del Procuratore aggiunto Luca Turco, non sarebbe mai stato realizzato. La seconda fattura, quella da 20mila euro, riguarda invece prestazioni per conto della società Party srl, controllata per il 40% dal padre di Matteo, Tiziano Renzi, e per il 60% dalla compagna dell’altro indagato, Ilaria Niccolai.


Rifiutatosi di comparire davanti al pm per l’interrogatorio lo scorso 22 marzo, Tiziano Renzi ha ribadito di aver deciso lui di essere giudicato, per poter far luce su fatti che «hanno stravolto la mia vita professionale e personale». Sempre secondo il padre dell’ex guida del Partito Democratico «dopo anni di onorata carriera, senza alcun procedimento penale mai aperto in tutta la mia vita nei miei confronti, mi sono trovato improvvisamente sotto indagine in più procure d'Italia per svariati motivi. Da cittadino modello a pluri-indagato cui dedicare pagine e pagine sui giornali».


Una vicenda oscura e che, in attesa della sua ovvia evoluzione nelle sedi appropriate, getta ulteriori ombre sui rapporti alle spalle delle figure politiche cosiddette di spicco e sulla condotta di queste ultime, o delle persone a loro strettamente riconducibili, in relazione alle cariche di potere che ricoprono. Un’altra storia di frode e mistificazione che contribuirà certamente a diffondere quel senso di sfiducia e delegittimazione di cui una certa politica, definita vecchio stampo, sta severamente pagando scotto.

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