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Il Regno Unito si prepara alla riapertura, Boris Johnson invita a 'stare in allerta'

Dopo 'stay at home' arriva 'stay alert', 'state allerta'. E' il nuovo slogan lanciato dal Primo Ministro inglese Boris Johnson per descrivere il programma di graduale riapertura che il Regno Unito si prepara ad affrontare. Per ora varra' solo nella nazione piu' grande del Regno, l'Inghilterra; Scozia, Galles e Irlanda del Nord si rifiutano di adottarlo. L'atteso discorso al Paese del premier Tory, reduce in prima persona da un drammatico contagio, pone le premesse di una "road map" per un graduale alleggerimento della stretta sui contatti sociali (e sull'economia) assai cauto nel calendario. Ma con una correzione di rotta nei toni che suscita polemiche. La nuova parola d'ordine diventa "stiamo in allerta, controlliamo il virus, salviamo vite" umane. E si affianca all'annuncio dell'introduzione imminente di un sistema di tracciamento e segnalazione di rischi sul modello di quello sull'allarme terrorismo. Un meccanismo che prevede di far scattare l'avvertimento a seconda di 5 livelli, dal piu' basso (verde, livello 1) al piu' grave (rosso, livello 5) e che in qualche modo dovrebbe fare da bussola sul futuro. Johnson spiega l'indicatore si basa sul coefficiente R, sul tasso d'infezione, sommato al numero di contagi e che negli ultimi due mesi il Paese e' stato al livello 4 mentre ora si avvia verso il 3. Una fase in cui il picco e' stato superato, ma che - "come sanno gli scalatori per la discesa" - e' "il piu' pericoloso". Di qui l'alleggerimento per ora limitato a qualche concessione in piu' nello svago all'aperto (si' all'esercizio fisico libero, a prendere il sole nei parchi e agli spostamenti cittadini in macchina da mercoledi'); e soprattutto sull'incoraggiamento a tornare gia' da domani al lavoro laddove non sia possibile lo 'smart working' da casa, in particolare nell'industria, a patto che le aziende garantiscano il distanziamento con l'avvertimento di "evitare i trasporti pubblici per quanto possibile" e andare "in bici o a piedi". Con in prospettiva - parallelamente a ulteriori alleggerimenti sul fronte interno che dovrebbero riguardare le prime scuole e i primi negozi da giugno e alcuni alberghi, ristoranti e affini non prima di luglio - un giro di vite ai confini esterni segnato dall'obbligo di quarantena per chi arrivi o rientri dall'estero, con o senza sintomi.

La vera novita', e il punto di frizione, riguarda comunque la scelta di accantonare l'espressione secca "Stay at home". Un cambiamento di cui Johnson e i suoi ministri minimizzano la portata ("stare allerta significa stare a casa per quanto piu' tempo possibile", ha spiegato un portavoce di Downing Street); ma che non convince ne' l'opposizione laburista che parla di "scarsa chiarezza", ne' i governi di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Da Edimburgo, Cardiff e Belfast, i responsabili locali, forti su questa materia dei poteri della devolution, fanno sapere che nei rispettivi territori, dove il lockdown era gia' stato prorogato almeno fino al 28 maggio, rimarra' in vigore la raccomandazione di "stare in casa". "Lo slogan 'Stay alert' e' vago e impreciso", taglia corto la first minister scozzese Nicola Sturgeon, leader degli indipendentisti dell'Snp. Ad ammonire il governo centrale dai pericoli d'una qualsiasi fuga in avanti ci sono del resto i suoi consulenti scientifici, riuniti nel Sage (Scientific Advisory Group for Emergencies), sulla base di un studio di atenei come la London School of Tropical Hygiene e l'Imperial College stando al quale ben altre 100.000 persone potrebbero morire nel Regno causa Covid-19 prima di fine 2020 se il lockdown fosse alleggerito troppo in fretta. Mentre la corte fa sapere che la regina Elisabetta, 94 anni, confinata col quasi 99enne consorte Filippo nel castello di Windsor da marzo, intende dare il buon esempio e non riprendere gli impegni pubblici per mesi: in autunno al piu' presto. Il periodo d'assenza piu' lungo dei suoi 68 anni di regno.

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