top of page

Obiettivo "posto fisso": gli italiani sognano un impiego pubblico



Chi lo avuto, chi non sogna altro. Checco Zalone gli ha dedicato addirittura un film, campione di incassi. È il posto fisso. Sogno erotico italiano, che si tramanda di generazione in generazione. A testimoniarlo è un sondaggio di Swg. Certo, sarà solo una statistica, ma rende l’idea della direzione, del fatto che, anche nel 2018, l’ “estrema ambizione”, visto il mercato del lavoro odierno, rimane la più grande aspirazione per i nostri connazionali.

Alla domanda «partendo da quelle che sono le sue reali competenze quale dei seguenti lavori vorrebbe fare maggiormente?», la risposta più chiara, tra le tre possibili opzioni, è stata “l’impiego pubblico”, col 28 per cento, a seguire “l’insegnante”, col 12 per cento. Rispetto ad un analogo sondaggio di due anni fa, cala di 3 punti percentuali la volontà di fare “l’imprenditore”, come anche il “commerciante” o l’ “artigiano”. Mentre sale vorticosamente, appunto, del 13 per cento, la preferenza di un lavoro nella Pubblica Amministrazione. Le professioni “liberali” ovvero medico, avvocato, commercialista, notaio rimangono in basso nella graduatoria con variazioni poco significative.

Ma i dati interessanti, non si esauriscono alle volontà degli italiani. Swg ha cercato di scavare più in profondità, tentando di fornire un quadro che mettesse in connessione le opinioni sul mondo del lavoro, le preferenze, e l’orientamento politico degli intervistati, analizzando un altro aspetto, quello dei contratti a tempo indeterminato. Alla domanda «pensa che sia fondamentale riuscire ad ottenere un impiego a tempo indeterminato», le risposte sono state, come ovvio, disomogenee. Eppure, il dato interessante, sta nel fatto che il 58,5 per cento degli elettori del Movimento 5 Stelle crede che un contratto a tempo indeterminato sia fondamentale. I leghisti si attestano su 50 per cento degli ascoltati, 45 per cento per gli elettori Pd e 29 per cento per i sostenitori di Forza Italia.

«Con questi spunti le riflessioni che si possono fare sono molteplici”, scrive Dario Di Vico sul Corsera, “La prima, forse scontata, vede una certa sintonia tra l’avanzata grillina e un ritorno verso lo statalismo protettivo. Si crede meno nel privato e nelle professioni che a questa cultura si rifanno e ci si rifugia nell’impiego garantito». Prosegue Di Vico: «Sarebbe interessante capire se questa tendenza è pessimistica ovvero dà per scontato che l’impiego pubblico «assolve» anche chi è poco motivato professionalmente oppure se viaggia in chiave ottimistica, sperando in una profonda riforma della pubblica amministrazione. Al di là di facili conclusioni comunque il sondaggio ci spinge a capire meglio i legami tra il «terremoto» del 4 marzo e gli orientamenti della società “sottostante”»


E.R.

0 commenti
bottom of page