top of page

Ordine dei giornalisti di nuovo in pericolo, pronto il provvedimento di abolizione a firma grillina



Il caso Casalino e del suo galeotto audio in cui attentava al cuore della democrazia, con un attacco diretto e spregiudicato contro i funzionari del Mef con toni da epurazione staliniana, ha riaperto un dibattito ben più antico e radicato nella storia della Repubblica: ordine dei giornalisti, serve davvero? È da abolire, da riformare, o va bene così come è?


La sponda l'ha offerta la sezione lombarda dell'ordine che in una nota ha annunciato di aver avviato un'istruttoria contro il giornalista professionista Rocco Casalino, portavoce del premier Giuseppe Conte, per accertare se le famose parole pronunciate non andassero a ledere il sacro normario dell'albo (articoli 2 e 11 della legge professionale n. 69 del 3 febbraio 1963). Un fatto, questo, che ha riacceso vecchie passioni soltanto assopite in seno al Movimento 5 Stelle che dai tempi della formazione non nascondeva l'intenzione di abolire un ordine che, come si legge sul Blog delle Stelle, «non sanziona la diffusione delle notizie false e i comportamenti antietici di giornalisti mossi solo da interessi di partito e non dal desiderio di informare i cittadini». Già nel 2013 l'idea promossa da Beppe Grillo raggiunse il Senato grazie a una proposta di legge sottoscritta da 53 senatori pentastellati e con prima firma quella di Vittorio Crimi, ora Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria. Oggi, con l'appoggio della Lega, quello che è sempre stato un argomento di dibattito sin dalla sua fondazione (1963 per l'Ordine così come lo si intende oggi) rischia di divenire realtà: stando alle dichiarazioni pentastellate, bufale escluse, il provvedimento sarebbe già sul tavolo e pronto alla ratifica e questo sarebbe sì, nel bene o nel male, un vero risultato accreditabile alla compagine di Di Maio. Un traguardo soltanto sfiorato da qualcuno, sbandierato da molti e mai raggiunto. Che il cambiamento passi anche per la smobilitazione della professione più attaccata dai tempi degli esattori della Palestina?


Di sicuro, negli anni, gli attacchi rivolti all'Albo che dovrebbe tutelare, rappresentare e sanzionare laddove necessario i suoi iscritti, si sono accumulati e spesso sovrapposti: in molti si sono chiesti a cosa serva un istituto vetusto, smobilitato o mai costituito in moltissimi Paesi nel mondo e che soprattutto non riesce né a tutelare né tanto meno a sanzionare. Figurarsi arginare la diffusione delle bufale, fake news per quelli bravi, un compito che sta facendo ammattire anche il genio del digital business che ha inventato Facebook e altre diavolerie. Il tema resta scottante insomma da almeno cinquant'anni. E se i detrattori si appoggiano tutti alla frase pronunciata, si crede, dal secondo presidente della Repubblica Luigi Einaudi nel 1945 "Albi di giornalisti! Idea da pedanti, da falsi professori, da giornalisti mancati, da gente vogliosa di impedire altrui di pensare colla propria testa", per avvalorare e radicare nel passato, sempre più autorevole si ritiene, la propria credenza, negli anni, sin dalla sua fondazione, in molti hanno tentato, qualcuno sfiorato, il sogno proibito di sfaldare l'ordine e liberalizzare la professione. Da La Malfa negli anni '70 all'arrembaggio dei Radicali con Pannella, nel decennio successivo, che andò vicino, nella sua battaglia di abolizione di diversi ordini, a raggiungere lo scopo. In seguito un potpourri di politici di tutte le fazioni, spesso anche in coro, hanno tentato l'azzardo, chi sfiorando il successo, chi fallendo miseramente. Si ricorda negli anni 2000 il caso Boffo, l'allora direttore di Avvenire che divenne oggetto di un dossier pubblicato da Vittorio Feltri, la cui veridicità non fu mai comprovata e costò all'odierno direttore di Libero una sospensione dall'attività giornalistica di sei mesi. Il caso ebbe una risonanza tale da portare un gran numero di oppositori politici dell'ordine, identificabili nell'area moderata guidata da Berlusconi, a riportare in Aula un provvedimento. Sfortuna volle che di lì a un anno il governo cadde e non se ne fece più nulla.


Ora i grillini sembrano avere le idee chiare a riguardo e quella che è sempre suonata come una minaccia a vuoto potrebbe concretizzarsi. Sempre che non caschi prima il governo.



di Alessandro Leproux

0 commenti
bottom of page