
La banda della Magliana di nuovo alla sbarra. Rischia un altro processo Ernesto Diotallevi, l'ex esponente di spicco del gruppo criminale che, dagli anni Settanta, terrorizzò Roma.
I pm Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini hanno infatti chiuso le indagini in cui sono coinvolti Diotallevi, la moglie Carolina Lucarini e il figlio Mario, accusati di trasferimento fraudolento di beni finalizzato al riciclaggio. La vicenda portò, nel novembre del 2013, a un maxisequestro da parte di guardia di finanza e dei carabinieri del Ros pari a 25 milioni di euro in beni immobili, autoveicoli, motoveicoli, quote societarie e conti correnti bancari, compresi un appartamento di quattordici vani in piazza Fontana di Trevi e un complesso turistico sul mare a Olbia. Secondo gli inquirenti, l'ex esponente della Banda, coinvolto anche nell'inchiesta su Mafia capitale e considerato dalla Procura di Roma referente in Italia di cosa nostra, avrebbe attribuito «fittiziamente a Alessandro Floris la titolarità effettiva delle quote della Gestimm srl e della Sepefi srl». Diotallevi e il figlio Mario avrebbero poi intestato il 30 per cento delle quote della Bussi Industries & Research srl a Paolo Oliverio, già implicato in altre vicende giudiziarie nel passato, tra cui la maxitruffa all'Ordine dei Camilliani e il sequestro di persona organizzato per pilotare la nomina di padre Renato Salvatore al vertice dell'ordine religioso. Il sequestro di beni del novembre 2013 venne annullato inizialmente dalla Corte d'Appello ma è stato poi ripristinato lo scorso febbraio dalla Cassazione.