Salvini, l'ultimo rivoluzionario Reintrodotta dicitura «mamma e papà» in moduli per carta d'identità

Nell'epoca social in cui qualsiasi definizione deve essere accompagnata da un "punto zero", da una sigla anglofona che ci illuda che magari la cittadina di provincia in cui risiediamo venga improvvisamente proiettata nell'universo di banner colorati, schermi luminosi e quant'altro in stile Times Square, restare semplici, restare legati ai valori che ci hanno formato sembra essere l'unico vero atto rivoluzionario rimasto. Non cedere all'ondata riformatrice che ci vorrebbe tutti uguali, asserviti all'unico slogan del "comprare per vivere" di un mondo senza valori, senza distinzioni e che propina un'uguaglianza che sa più di bollo di schiavitù che di equità, appare l'unico vero atto di libertà di chi non ha ancora alzato bandiera bianca. Se vista in quest'ottica i tanti provvedimenti, magari discutibili, che una certa politica porta avanti come una ragione di esistenza, assumerebbero contorni meno criptici e oscuri e diverrebbero magari il manifesto di resistenza di chi di piegarsi alla volontà di lobby e corporazioni varie ancora non vuol saperne.
Se ne infischia alla grande e va avanti allora in tal senso il capo del Viminale Matteo Salvini, uno dei paladini di questa battaglia contro la finta uguaglianza, strenuo difensore della diversità che fa rima con opportunità, quella che ancora preserva le abitudini, le radici con le origini e che dà ancora un senso all'esistenza che prescinda dalla funzione che sta assumendo l'essere umano nella società globalizzata. Ultimo atto, che ha suscitato polemiche dopo nemmeno un minuto dalla sua proclamazione, è quello di voler rintrodurre nel modulo specifico per la richiesta del documento di identità per ragazzi e ragazze minorenni, la dicitura di "mamma" e "papà", da reintegrare al posto di "genitore 1" e "genitore 2", l'ultima trovata della società radical chic che ci guida che pur di non mancare di rispetto alla comunità gay negherebbe l'esistenza della famiglia, riconosciuta dalla Costituzione, composta da madre natura un po' prima che i carri festosi della Lgbt sfilassero per le capitali mondiali. Che la società vada avanti e che sia necessario un confronto con i tempi è cosa giusta e assodata, ma che occorra arrivare addirittura al ribaltamento dei più istintivi e basilari valori naturali sembra una forzatura non da poco.
Eppure, di fronte all'idea di Salvini, che parla di «una piccola cosa, un piccolo segnale», si sono già scatenate le ire e gli appellativi degli antagonisti. Troglodita! Canaglia, le uniche passabili senza dover fare appello a un registro verbale non consono, mentre c'è chi, come Marilena Grassadonia, presidente delle famiglie Arcobaleno, lo taccia di «essere fuori dalla realtà».
E forse non sbaglia nemmeno la signora, Matteo è davvero fuori dalla realtà, ma dalla loro, intransigente e "normofobica", che vede una lesione del diritto in ogni azione, parola o gesto che non collimi con l'idea che avere due o tre mamme o una schiera di papà sia quanto di più normale e auspicabile per crescere un figlio nel terzo millennio.
Una battaglia di giustizia al contrario ormai, in cui eterosessuali, non clandestini, non islamici e i "non" di tutta la nazione sembrano essere caduti, in un mondo che corre veloce e sembra aver lasciato per strada quel buon senso che è sempre stato la base del vivere civile.