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Scompare Piero Terracina, aveva 91 anni, uno degli ultimi sopravvissuti ad Auschwitz

Dalla sua straordinaria testimonianza il monito per non dimenticare


Di Daniel Della Seta


La sua voce bassa con quell'accento romano che destava simpatia con gli occhi indagatori di chi ti studiava prima di essere studiato...e la sua risata fragorosa...ad incorniciare un viso tondo e negli ultimi anni incorniciato da una barba da saggio...sì perché malgrado un'esperienza di vita tragica, Piero è stato capace di continuare a sorridere e di credere nell'uomo.

La sua fiducia incrollabile nell'individuo unito a un sano pragmatismo per quello che ha sofferto e che ha segnato tutta sua vita, restano dati inconfutabili. Piero ha sfidato il negazionismo e l'indifferenza di ieri e di oggi per ribadire la Storia e la reale portata dei fatti accaduti durante la Shoà ribadendo con sforzo immane e sofferenza e dopo molti anni di silenzio quanto fosse stato aberrante il buio della mente umana e quanto l'odio avesse potuto generare tra quella stessa indifferenza di una generazione complice e obtenebrata dalla visione distorta e l'illusione dell'uomo forte nel totalitarismo nazista. Sfuggito a rastrellamento del ghetto di Roma, fu arrestato nell'aprile 1944 durante la Pasqua ebraica. Fu l'unico della sua famiglia a tornare vivo dal campo di sterminio.Il suo racconto della divisione dalla madre sulla JudenRampe di Auschwitz è indelebile e commovente....

"All'Inferno ci sono stato, si chiama Auschwitz-Birkenau" - soleva dire nelle sue intermibabili e avvincenti chiacchierate e incontri con i giovani studenti che ha accompagnato per lunghi anni sul luogo del dolore.

Da quando decise che avrebbe dobuto raccontare quello che aveva sofferto e l'orrore e l'oblio dell'uomo sull'uomo. "La Memoria - raccontò è quel filo che lega il passato al presente e condiziona il futuro: ecco perché è necessario fare memoria del passato, perché quel passato non debba mai più ritornare".


Solo lo scorso dicembre il Consiglio comunale di Campobasso aveva stabilito all'unanimità di conferire la cittadinanza onoraria a Terracina e ad altri sopravvissuti della Shoah, tra cui anche la senatrice Liliana Segre.


La sera del 7 aprile 1944, la Pasqua ebraica, Piero Terracina, allora 15enne, viene portato a Regina Coeli con la sua famiglia, quindi nel campo di Fossoli, vicino Modena. "I prigionieri non lavoravano, ma imparai come dovevo morire: vidi un ufficiale sparare un colpo in testa a un deportato che conoscevo. Fu la prima morte che vidi nella mia vita". Comincia così il viaggio che li porterà ad Auschwitz. "A5506" è il numero che Piero ha portato per tanti anni sull'avambraccio destro, assieme ai ricordi incancellabili che condivideva come testimone dell'orrore, anche accompagnando gli studenti e incontrandone migliaia nelle scuole, nei teatri d'Italia ammonendoli sui rischi e le sirene del razzismo d'oggi venato da parallelismi che a lui non sfuggivano.


Ricordo quando molti anni fa gli chiesi con il Dipartimento di Psichiatria forense di raccontarmi le conseguenze fisiche dei sopravvissuti ai campi. E lui lo fece...nelle sue prime testimonianze dopo che aveca deciso che avrebbe raccontato cosa fosse stata la Shoà sulla sua pelle di bambino 15enne con le conseguenze per tutta la vita. Quei sogni orribili, grigi e bui come il buio e dalle fosche tinte di morte, veri incubi che l'hanno accompagnato in una esistenza fatta però di forti legami veri e amicizie solide, fra gli altri come con Sami Modiano, altro testimone rimasto dell'inenarrabile...o con Shlomo Venezia o Ida e Giacomo e Stella Marcheria i suoi amici di Roma, o tanti altri con cui passava il tempo tra una partita di carte e una cena intima, rapporti di una lunga vita custodi di quell'esperienza unica, tragica, incancellabile come quei numeri impressi sul braccio.

Addio Piero quei numeri restano nella nostra memoria come monito contro i rigurgiti di odio, razzismo e antisemitismo che si riaffacciano minacciosi nel nostro tempo.

"La Comunità Ebraica di Roma piange la scomparsa di un baluardo della Memoria - scrive Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma - Piero Terracina ha rappresentato il coraggio di voler ricordare, superando il dolore della sua famiglia sterminata e di quanto visto e subito nell'inferno di Auschwitz, affinché tutti conoscessero l'orrore dei campi di sterminio nazisti. Oggi piangiamo un grande uomo e il nostro dolore dovrà trasformarsi in forza di volontà per non permettere ai negazionisti di far risorgere l'odio antisemita".


Tanti i messaggi di cordoglio dal mondo della politica, e non solo, sui social. "Piero Terracina ci ha lasciato. Non ho parole per descrivere il dolore che mi provoca la sua scomparsa. Piero, lo ricordiamo sempre pronto a raccontare l'orrore di Auschwitz, sempre pronto a trasmettere ai giovani l'importanza della memoria", scrive su Facebook Nicola Zingaretti. "La testimonianza era diventata la missione di vita. Le sue parole continueranno a vivere negli occhi dei tanti ragazzi che ha incontrato in questi anni - si legge nel post del segretario del Pd -. Piero era una persona libera anche nel denunciare omissioni e silenzi di questi anni. Il suo rigore, il suo dolore, la sua inquietudine nel vedere il ritorno di segnali pericolosi devono essere per noi spinta all'impegno"

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