Sgarbi traccia il pronostico: «Se tensione cresce presto alle urne», Conte? «È lui il vicepremier»

Dal futuro prossimo del governo gialloverde a un'esegesi psicanalitica della figura di Matteo Salvini dentro il governo e nella coalizione del centrodestra. Mai banale Vittorio Sgarbi quando apre bocca e anche sta volta, in un'intervista rilasciata a Radio Radicale, il critico d'arte più mediaticamente influente d'Italia ha detto la sua senza badare troppo a pronostici e luoghi comuni.
A distanza di mesi da una nostra intervista esclusiva, il sindaco di Sutri ha rilanciato la possibilità di un ritorno alle urne anticipato, vista la situazione che sembra farsi sempre più calda all'interno della ciurma della maggioranza. «Se la tensione coi 5Stelle cresce è evidente che da qui alle Europee un nuovo appuntamento elettorale diventa possibile. È ancora tutto evanescente ma mi pare chiaro che siano troppi i punti di contrasto tra Lega e 5Stelle per trovare sempre un punto di fusione». Insomma, sempre alle solite. Per quanto le abilità diplomatiche di Di Maio riescano per ora a tirar fuori dai guai tutta la barca, è evidente che certe distanze tra le politiche leghiste e quelle di una frangia dei grillini, Fico e compagnia leggasi, difficilmente saranno colmate, come altrettanto difficile è che le continue toppe per parare le falle prima o poi non cedano. Comunque «l'istinto democristiano di Di Maio», come lo definisce Sgarbi, che ne sottolinea in questo caso la valenza "positiva", o quanto meno utile ai fini dell'avventura governativa, sta riuscendo a tenere in piedi anche oltre il previsto una famiglia con evidenti discordanze già dalle fondamenta.
Subito dopo il Deputato di Forza Italia si è lanciato in una tortuosa analisi psicanalitica sulla figura di Matteo Salvini e sull'attuale situazione che sta vivendo. Posto l'assioma che, almeno per ora, il suo sia un ruolo di «primus inter pares», a mezzi con l'altro viceré Di Maio, l'umanissima ambizione di voler primeggiare senza rivali, incontrastato e riconosciuto, potrebbe giungerli proprio da una rottura con l'insolito alleato e con un ritorno alle origini a fianco di Forza Italia, nelle fila amiche del centrodestra. Infatti, come sottolinea Sgarbi «con un ritorno assieme a Berlusconi, guardando i numeri attuali, Salvini non sarebbe più un ex aequo ma un numero uno. Vuol dire per Salvini avere il governo». Nonostante le intemperanze di un Berlusconi mai domo, nonostante gli anni che passano e lo smalto non certo di prima mano del partito, i numeri non mentono e la possibilità per Salvini di prendere le redini del polo moderato con un consenso popolare, relativo esclusivamente alla sua figura, tanto ampio, è un'occasione politica che potrebbe non ripresentarsi.
Interpellato poi sull'ipotetico rischio che corre l'Italia nel veder svalutato lo Stato di Diritto da determinati atteggiamenti politici in capo all'una o all'altra parte degli attori principali del governo, Sgarbi non si è detto preoccupato. Di certo non dagli atteggiamenti di Salvini nei confronti dei migranti, una condotta definita «non cristiana, ma che in realtà sono proposte per misure di sicurezza paragonabili a quelle in America». Nessun attacco alla democrazia in atto, dunque, mentre liquida subito l'ipotesi di revoca, per i migranti giunti dal Nord Africa, dei diritti acquisiti a afferma di non credere che «Salvini possa fare una tale sciocchezza. I diritti acquisiti sono già stati intaccati dai 5Stelle con il provvedimento retroattivo sulle pensioni d'oro».
L'ultima battuta il sindaco la riserva al premier in carica Giuseppe Conte, che definisce «il vicepresidente dei due vicepresidenti. La sua esistenza è molto dubbia nel grado di esistenza di presidente del Consiglio, è una figura di complemento sottoposta ai due vicepresidenti»