Omicidio Desirée, svolta nelle indagini mentre a San Lorenzo si litiga su sicurezza e migranti

La dinamica della morte di Desirée, trovata stuprata e uccisa in un capannone abbandonato nel quartiere di San Lorenzo a Roma, comincia a definirsi sempre di più. Sale infatti a quattro il numero degli indagati che sono stati fermati, tutti immigrati africani e senza documenti. Mamadou Gara, senagalese di 26 anni, destinatario di una provvedimento di espulsione è stato il primo ad essere stato fermato insieme al suo connazionale Brian Minteh, di 43 anni. Entrambi sono ritenuti responsabili di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario. Secondo la ricostruzione però erano in 8 quella sera, che attorno alla piccola Desirée abusavano di lei, le lanciavano dell’acqua in faccia per farla riprendere, e poi ricominciavano. Spunta così un terzo indagato, nigeriano di 40 anni. Il quarto indagato è, invece, stato fermato dagli investigatori a Foggia dove cercava di sfuggire alla cattura.
E mentre vengono fuori sempre più nomi, anche la vicenda prende forma, secondo le indagini pare che i fermati abbiano somministrato a Desirée degli stupefacenti già dal pomeriggio per ridurla in stato di incoscienza. Ma la 16enne come è finita in tutto questo? Sempre secondo gli investigatori, Desirée entrava e usciva spesso da quello stabile, in quanto si prostituiva per avere droga.
Accuse pesanti quelle rivolte verso la piccola, e la madre Barbara, adesso chiede giustizia. Non riesce a spiegarsi come sia potuto accadere: «Non era abbandonata, non sapevamo che Desi frequentasse Roma, noi sapevamo che andava a Sezze oltre che avere amici qui a Cisterna dove frequentava l’istituto Agrario. Non riusciamo a capire ancora come sia arrivata a Roma e in quel posto».
Barbara ha cresciuto le sue due figlie da sola, abbandonata da un marito che ha dovuto fare i conti con la giustizia. Desirée oltre che la mamma, spesso poteva affidarsi ai nonni, l’ultima persona che ha sentito prima di morire è stata infatti proprio la nonna, a cui aveva riferito che quella notte non sarebbe tornata a casa perché dormiva da un’amica. Invece, ha varcato quel cancello da cui non è più tornata indietro.
E intanto che le indagini continuano, gli abitanti del quartiere San Lorenzo sono sempre più arrabbiati. A dimostrarlo anche le tensioni create durante il corteo per Desi. Era andato tutto bene fino alle 20, quando è arrivato un gruppo con le magliette “Giustizia per Desirée” urlando contro gli immigrati. Il quartiere si è così diviso tra chi ne fa un problema di immigrazione, e chi invece respinge la vena razzista sostenendo che sarebbero stati presenti anche se a uccidere fossero stati italiani. Una fiaccolata dunque, che si è trasformata in un corteo di diatribe politiche, davanti a dei fiori che meritavano di essere messi lì in silenzio e con rispetto.
di Ilaria Proietti Mercuri