
Altro arresto, stavolta a Napoli, di un gambiano pronto a colpire con un attentato terroristico. Dopo il fermo per terrorismo esteso a due mesi per Alagie Touray, cittadino gambiano di 22 anni non ancora compiuti, che aveva girato un video dove giurava fedeltà al califfo Isis Al Baghadadi, ecco un altro seguace dell’Isis che , fortunatamente, viene fermato prima che sia troppo tardi.
Si chiama Sillah Housman, uomo di 34 anni descritto dalle autorità come psicologicamente fragile e facilmente divenibile strumento, da parte dell’Isis, di logiche terroristiche.
Ha dichiarato di “sentire la voce di Allah” che gli parlava, dopo aver superato un durissimo addestramento militare in Libia. Housman si era introdotto un paio di giorni fa ad una manifestazione religiosa in Puglia.
Di qui l’allerta degli investigatori che lo hanno messo subito sotto stretta sorveglianza: durante il periodo in cui era in un centro pugliese, è stato filmato mentre mimava l’uso di un mitra.
Al centro dell’inchiesta, tra l'altro, una telefonata con una donna in cui Sillah si definiva un “soldato di Dio”. Arrivato in Italia tramite la Sicilia nel 2017, è accusato di far parte di una cellula legata all’Isis pronta a colpire in Italia ed in Europa. Sillah è stato bloccato nella provincia di Napoli dopo una lunga permanenza in Puglia dove era stato ospitato in passato in un centro d’accoglienza.
Come Alagie Touray, anche Sillah era addestrato, secondo l’accusa, all’uso di coltelli ed armi esplosive, oltre che all’utilizzo di automobili come arieti. Farebbero parte entrambi di un gruppo strutturato e violento che ha ricevuto la prima radicalizzazione in Libia ed in Nord Africa in generale.
Sia il gambiano arrestato in questi giorni, sia Touray erano addestrati, secondo l’accusa, all’uso di coltelli e armi esplosive, oltre all’uso delle auto come arieti. Farebbero parte di un gruppo strutturato e violento che ha ricevuto la prima radicalizzazione in Libia e in Nord Africa.
Le indagini sono condotte dal Ros dei carabinieri guidato da Gianluca Piasentin e dalla Digos della polizia diretta da Francesco Licheri con il coordinamento della Procura diretta dal procuratore Giovanni Melillo.
Secondo i dati emersi terroristi si addestravano in campi “mobili” nel deserto libico con impiego di armi, esplosivi e tecniche di assoggettamento della volontà dei partecipi all’associazione e simulazione di fucilazioni la punizione per i più recalcitranti a seguire le regole.
Sillah e Alegie erano nello stesso campo libico, dove hanno prestato il medesimo giuramento collettivo. Una volta in Europa, spiegano gli investigatori, “vi è l’idea che entrambi dovessero partecipare a un attentato terroristico che prevedeva la partecipazione di molti uomini, ma non sappiamo dove, se in in Francia, in Spagna oppure altrove”.
Molto importanti ai fini delle indagini sono state le dichiarazioni di Touray, che ha collaborato con le forze dell’ordine. Sillah è stato arrestato a Napoli, dove era stato attirato dagli investigatori con lo stratagemma di notificargli un invito a comparire.
Il dato più allarmante, per gli investigatori, è stato quello che l’ingresso in Italia è stato compiuto, da Sillah come da Alegie, dopo la radicalizzazione originata in Africa e l’addestramento prodotto in Libia, come se si volessero da quei territori esportare menti e braccia che, arrivate in Italia, debbano essere già pronte all’azione.
Alessandro Sticozzi