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Un nuovo spettro si aggira per l’Europa: Salvini costringe Berlino e Parigi ad inseguire


Con l’approdo nel porto di Valencia si può dire superato lo spinoso caso Aquarius. Lo stratega della linea adottata dal governo italiano, Matteo Salvini, incassa un successo che definisce il "segno che qualcosa sta cambiando, non siamo più gli zerbini d'Europa". È infatti il primo episodio di una nave diretta in Italia dopo aver imbarcato immigrati dalla fascia costiera mediterranea dell’Africa che ha invece attraccato in un altro Paese europeo.

Il Movimento 5 Stelle cerca di accodarsi al successo tutto salviniano con il ministro per i Trasporti e Infrastrutture, Danilo Toninelli, che parla di “momento storico” augurandosi che "l'esempio della Spagna sia solo l'inizio di una nuova stagione di solidarietà europea". Solidarietà internazionale invocata a gran voce nel corso dell’ultima settimana e sulla cui necessità è intervenuto lo stesso Papa Francesco che al termine dell’Angelus della domenica ha auspicato che "gli Stati coinvolti raggiungano un'intesa per assicurare con responsabilità e umanità assistenza e protezione. Ciascuno è chiamato a essere vicino ai rifugiati, a trovare con loro un momento di incontro perché possano inserirsi nelle comunità che li ricevono. Il reciproco rispetto e appoggio sono la soluzione a tanti problemi". Insomma, solidarietà intesa come responsabilità.


Il tutto mentre la cancelliera tedesca sarebbe intenzionata a organizzare degli incontri per affrontare il tema dell’emergenza immigrazione già prima del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno a Bruxelles, pur senza voler dare una veste ufficiale a questi appuntamenti e chiarendo che non sono previsti vertici straordinari. Angela Merkel e Emmanuel Macron sembrano però finalmente concordare sulla necessità che la gestione dei migranti sia europea e starebbero immaginando una riforma accettabile per tutti, in un’Ue che annovera anche paesi come la Polonia e l'Ungheria che si rifiutano categoricamente di aprire i propri confini. Una soluzione comune non sembra essere però ulteriormente procrastinabile e c’è da scommettere che le parole del titolare del Viminale, che in un paragone tra l’attuale e i precedenti esecutivi ha sostenuto che "I nostri ministri andavano a Strasburgo con il cappello in mano, dicendo 'siamo l'Italia avanza qualcosa per noi?' 'No paga, taci e accogli', gli rispondevano. E loro 'signorsi' signor padrone'", stanno pesando come macigni sui tavoli dei governi di Berlino e Parigi. Tanto più alla luce del fatto che un instancabile Salvini procede come un caterpillar, avendo già posto accanto al dossier immigrazione quello della tutela del made in Italy con esplicito riferimento alle importazioni dall’Asia. L’obiettivo di una ritrovata centralità italiana nel consesso internazionale è ambizioso quanto complicato, ma è certamente nel mirino.


Giuseppe Ariola

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