
Salvatore, diciannove anni, rischia la vita ogni giorno, ma nessun medico riesce ad offrirgli quell’aiuto che gli servirebbe urgentemente. Il 2 maggio 2017, l’ incidente. Stava giocando a calcio, in oratorio a Milano, quando in un’azione viene spinto violentemente da dietro. Il suo compagno frana su di lui, entrambi cadono. Poi il dolore, fortissimo, l’ambulanza, l’ospedale e il referto: «grave lussazione sterno claveare». Un infortunio complicato, molto più del previsto. È lo stesso Salvatore a spiegare che «la clavicola si è lussata in un modo rarissimo, spostata all’indietro, insaccata nello sterno. Sfiora di pochi millimetri strutture nobili vascolari e l’aorta». Da quel momenti il ragazzo inizia ad accusare seri problemi di salute. Difficoltà respiratorie, paura di cadere e di girarsi nel sonno. La sua vita diventa un incubo. Ma rimanere in questa condizione è un rischio «potenzialmente mortale: un altro trauma alla spalla potrebbe bloccare l’aorta con esiti tragici, ci hanno detto vari dottori», racconta.
Qui inizia il dramma del ragazzo. L’operazione è molto rischiosa e nessuno si sente di affrontarla. La famiglia, negli ultimi mesi, ha fatto letteralmente il giro degli ospedali. Ma la risposta è sempre stata negativa.
Come riporta il Corriere della Sera, i Pezzano «si sono rivolti ad uno dei luminari più famosi per le problematiche legate alla spalla, Alessandro Castagna, dell’Humanitas di Milano: mille casi l’anno gestiti con la sua equipe, spesso complicatissimi. Vista la delicatezza e la rarità della patologia legata all’infortunio ha preso sotto l’ala il caso e sta aiutando in ogni modo la famiglia a trovare anche all’estero gli specialisti che possano affrontare l’operazione. «Si è speso personalmente con un suo collega a Lione. Ma anche lì difficoltà, il medico in tutta la sua carriera ha visto solo due volte casi analoghi e li ha operati a poche ore dal trauma, non dopo due mesi». Due mesi rimbalzati da un centro all’altro, “confusi, terrorizzati. È il nostro unico figlio”, dice il papà».
Salvatore non perde la voglia di vivere e lottare e lancia in queste ore, una richiesta di aiuto sui social. Una foto a torso nudo, poi il referto e l’appello. Tramite Facebook e Instagram l’appello sta rimbalzando ovunque (leggi). I suoi profili vengono inondati di solidarietà: gli «amici», i «follower» e le condivisioni schizzano alle stelle. La speranza che qualcuno possa fare al caso suo passa per il web. «Potrei passare il tempo a piangermi addosso», scrive il ragazzo, «o chiedermi perché è successo proprio a me, dal 2 maggio è iniziato il mio calvario, ma non sono quel tipo di persona. Chiedo invece a tutti di condividere questo messaggio, per piacere: devo trovare qualcuno che ha subito lo stesso tipo di infortunio e un medico che è riuscito a risolvere casi analoghi. Ragazzi, ricordatevi che è successo a me così come poteva capitare a chiunque altro. Io comunque continuo a guardare lontano, in porta, e a pensare che posso fare goal, anzi lo facciamo insieme» .
Forza Salvatore!
E.R.