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Volevano rubare le salme di Pavarotti e Ferrari: tutti condannati


Per un soffio non sono riusciti a trafugare le salme del maestro Pavarotti e del “Drake”, Enzo Ferrari, sepolti rispettivamente a Modena e a Montale Rangone. Sono stati arrestati prima di farcela, lo scorso marzo. Ieri, sono arrivate le condanne per Giovanni Antonio Mereu, il capobanda, vent’anni di reclusione, insieme ad altri diciassette provvedimenti, tra i dieci anni e un anno e quattro mesi per gli altri imputati, in seguito al processo con rito abbreviato. La banda è stata eliminata del tutto grazie a un’indagine partita a margine di alcune intercettazioni telefoniche che hanno reso note le intenzioni dei criminali. A quel punto, i carabinieri di Modena, coadiuvati da quelli di Cagliari, si sono messi all’opera, specie con un’attenta vigilanza nei rispettivi cimiteri.

Il gruppo è stato accusato dalla Dda di associazione a delinquere e traffico di droga e armi. Accolte quasi per intero le richieste del procuratore aggiunto Gilberto Ganassi, titolare del fascicolo e coordinatore dell’indagine. Il comandante dei carabinieri del reparto operativo, Luigi Mereu, commenta così i fatti: «Nel caso di Enzo Ferrari c’erano stati diversi sopralluoghi al cimitero modenese da parte della banda tanto che, all’epoca, avvisammo i colleghi di Modena affinché attivassero servizi di vigilanza».

In tutto erano quarantuno le persone coinvolte nel caso Enzo Ferrari, che avrebbero organizzato il colpo, appoggiandosi a presunti complici emiliani.

Ma vi era in mente anche di trafugare la salma del maestro: «Sennò… ci sarebbe Pavarotti, ce ne sono di personaggi!» la frase intercettata dalle conversazioni tra il capobanda e i suoi “scagnozzi”.


E.R.

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