
Nicola Zingaretti tenta il miracolo di “defibrillare” la creatura morente, candidandosi direttamente, dalle colonne del Corriere della Sera, alla guida del Partito Democratico. Il governatore del Lazio, riconfermato alle ultime elezioni regionali, proverà letteralmente a resuscitare un partito che, votazione dopo votazione, sembra contrarsi su se stesso, incapace per vocazione di rispondere alle richieste di un elettorato lontano, disincantato ed oramai assorbito dalle altre forze emergenti del panorama politico italiano. Zingaretti, che ha molta dimestichezza con le questioni riferite alla sanità, tanto da averle messe al centro della campagna elettorale che l’ha riconfermato governatore della Regione, proverà a calarsi nei panni del medico, alla ricerca della migliore cura da portare, a livello nazionale, ad un partito che ha perso tutto ciò che poteva perdere, anche nelle vecchie roccaforti della sinistra in Emilia Romagna e Toscana.
L’arrampicata di Zingaretti verso i vertici del partito è iniziata molto prima dell’annuncio odierno, dato che già nella campagna verso le ultime elezioni politiche il governatore aveva dato ampio spazio a commenti e visioni di carattere generale che esulavano dal contesto del Lazio, prendendo idealmente in anticipo il posto di uno spento Matteo Renzi.
La missione annunciata è quella di ricomporre i pezzi di un partito andato in frantumi su molti fronti, tentando di recuperare voti che potrebbero fuoriuscire dall’ala più a sinistra del Movimento 5 Stelle, ora che Di Maio ha optato per l’alleanza al governo su tutti i fronti con la Lega di Matteo Salvini, il quale paradossalmente potrebbe risultare rafforzato dalla discesa in campo di Zingaretti. Se il governatore del Lazio riuscisse ad indebolire elettoralmente il Movimento 5 Stelle, il peso specifico nell’esecutivo di una Lega sempre al rialzo in tutti i sondaggi, non potrà che espandersi.
Alessandro Sticozzi