Alberto Angela e il futuro in Rai: arriva Noos, il suo nuovo programma

L’erede intellettuale e figlio di Piero Angela si racconta in una lunga intervista a Il Messaggero. Ecco le anticipazioni sul nuovo programma divulgativo di Alberto Angela e qualche riflessione personale e professionale sul suo futuro in Rai

Giovedì 29 giugno andrà in onda su Rai Uno la prima delle sei puntate del nuovo viaggio nella divulgazione scientifica pensato e condotto da Alberto Angela, figlio 61enne di Piero Angela, l’indimenticabile conduttore di Superquark scomparso nell’agosto dello scorso anno.

Oggi Alberto si interroga a fondo sull’eredità intellettuale lasciata dal padre e in una lunga intervista a Il Messaggero concede succose anticipazioni sul nuovo programma e riflette sul futuro della sua collaborazione ormai pluriennale con la Rai.

Come sarà Noos, il nuovo programma su Rai Uno di Alberto Angela

Il nuovo programma in onda su Rai Uno, chiamato “Noos –  L’Avventura della conoscenza” è considerato dal suo ideatore e conduttore come l’evoluzione del popolarissimo Superquark, guidato per oltre 25 anni dal padre. Sarà un appuntamento settimanale e ci accompagnerà per sei giovedì fino al 3 agosto 2023. 

Non si chiamerà SuperQuark, quello è il programma di Piero e resterà suo per sempre” dichiara Alberto Angela, che quindi ha scavato nei ricordi delle avventure divulgative e televisive insieme al padre fino ad approdare a “Noos”, il nome dell’astronave con la quale Piero viaggiava tra i pianeti nel programma “Viaggio nel Cosmo”, un prodotto Rai a cui hanno collaborato insieme nel 1998. Noos è la forma arcaica del termine nous, che in greco significa “intelletto”, come ad indicare che viaggiare con l’intelletto possa portare alla conoscenza e al sapere. Questa, come rilasciato nell’intervista al Messaggero, è l’intenzione del nuovo programma.

Alberto dichiara inoltre che il format rimarrà lo stesso: puntate in prima serata di 150 minuti, ricche di documentari, servizi e rubriche, ma a cambiare e a “modernizzarsi” saranno gli argomenti trattati. Tra i vari temi si parlerà di alimentazione, tecnologia, spazio, archeologia e geopolitica. Di quest’ultima, dichiara il conduttore, “nessuno parla. La tv deve nutrire i cervelli, non addormentarli“. Con queste parole ricalca alcune delle critiche mosse dal padre al dibattito politico nel libro “Dieci cose che ho imparato”, l’opera che è stata protagonista di una delle tracce della maturità 2023.

Tra le new entry più esemplificative delle novità di Noos rispetto al modello di Superquark ci sono l’immancabile tema dell’intelligenza artificiale e quello del sesso, del quale si tratterà con il dovuto tatto richiesto dalla tv pubblica e la casa madre Rai, a partire dalle puntate successive alla prima. Altre tematiche attuali invece, come maternità surrogata e fluidità di genere non verranno trattate dal nuovo programma di divulgazione scientifica perché considerate estremamente “divisive”. A tal riguardo, il conduttore chiarisce: “Non vogliamo spaccare il pubblico. La scienza non divide, è l’interpretazione che può farlo“.

Bandierina della Rai che sventola davanti ad un edificio con vetrate
Foto ANSA | @ANGELOCARCONI – Spraynews.it

L’eredità del padre e il futuro in Rai

Così, nel tentare di seguire la scia del padre anche tramite il nuovo programma Noos, Alberto racconta: “Solo ora che lui non c’è più ho messo a fuoco la sua eredità. Ho capito meglio quanto papà guardasse lontano“. Sin dagli anni Settanta infatti Piero Angela ha tentato di rendere centrale il tema ambientale ad esempio, una questione poco considerata al tempo, oltre a scrivere libri su tematiche che agli altri sembravano “lunari”, ma che hanno anticipato il discorso scientifico.

È un rapporto di ammirazione, responsabilità e passaggio di testimone intellettuale, quello tra Piero e Alberto Angela. Ma in qualche sfumatura le intenzioni differiscono anche tra padre e figlio. Mentre Piero ha sempre mantenuto la linea “o Rai o niente”, Alberto dichiara nell’intervista “Finché posso, vorrei continuare qui perché la divulgazione deve essere pubblica, ma se la Rai mi mette in condizione di non lavorare al meglio o ha dei dubbi, io vado altrove“. Inoltre ricorda sì di essere passato dallo studio al giornalismo, ma sottolinea di considerarsi pur sempre un “paleontologo prestato alla tv”.

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