Bonus cultura 18 App, cosa si rischia a scambiarlo con denaro: pene severissime

Scambiando il bonus cultura 18 app con denaro, si rischia tantissimo. Ecco le possibili pene previste dalla legge

Da ormai qualche anno, il governo ha messo a disposizione dei cittadini un bonus molto utile e parecchio apprezzato. Ossia il Bonus cultura 18 app, un incentivo dato a tutti coloro che compiono 18 anni del valore di 500 euro. Questi soldi si riscattano direttamente utilizzando un’applicazione dedicata, e possono essere sfruttati per acquisti e attività dedicate alla cultura e alla scoperta personale.

Dunque per esempio è possibile pagare ingressi ai musei, concerti, ma anche attrezzatura per la didattica a distanza e via dicendo. Tutto ciò che può definirsi utile realmente ad un’età così giovane. Ma occhio però, perché sempre più gente sta trovando soluzioni alternative per scambiare il bonus cultura con denaro vero, da poter spendere come si vuole. Ci sono alcune pene severissime previste dal governo, ecco cosa si rischia.

Bonus cultura 18 app, i rischi se lo si scambia con denaro

Se avete pensato di convertire il vostro bonus cultura 18 app in denaro, dopo aver scoperto le possibili pene ci ripenserete due volte. Partiamo da un presupposto: si tratta di un reato perseguibile dalla legge. Di recente, infatti, è stata la Corte di Cassazione a confermare il tutto. Si tratta di un reato di truffa aggravata, secondo l’art. 640-bis del codice penale.

bonus cultura per soldi
E’ un reato punibile dalla legge- Spraynews.it

Nessun cittadino italiano possessore di 18 app può accettare offerte in denaro in cambio del bonus cultura. Questo perché si tratterebbe di un reato, ossia di concorso nella truffa ai danni dello Stato. Questo caso è comparso la prima volta quando i proprietari di una libreria misero in piedi un sistema che permetteva ai beneficiari di registrare il buono su una piattaforma informatica, simulando la vendita di libri o altri servizi con dichiarazioni false. E poi ricevevano rimborsi dal MIBACT per l’intero importo del buono.

Così facendo, ognuno poteva avere i suoi soldi “reali”, potendoli quindi spendere come meglio si crede. A seguito di un’indagine preliminare, il GIP ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora. Dopo una prima sentenza e un successivo annullamento e ricorso, la Corte ha definito la condotta degli indagati come criminosa e fraudolenta. In futuro, le pene potrebbero persino essere più gravi per chi deciderà di convertire il proprio bonus cultura in denaro vero. Sia per quanto riguarda gli esercenti che i possessori dell’incentivo, che andrebbe sfruttato solo per acquisti e attività di carattere culturale.

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