Giornata della Memoria: perché è importante ricordare?

Il capitolo dell’Olocausto è buio, disumano e doloroso. Informarsi e ricordare ciò che è accaduto è una responsabilità verso il presente e verso il futuro

Ogni 27 gennaio, il mondo si ferma per commemorare la Giornata Mondiale della Memoria, in un’occasione seria e solenne dedicata al ricordo dell’Olocausto, uno dei periodi più bui della storia umana. Nel 2024, questo accade in un altro periodo non troppo luminoso.

Questa giornata non è solo un tributo alle vittime di quegli orrori – tanto meno è solo un giorno segnato sul calendario – ma anche un’opportunità di riflessione profonda sulle cause e le conseguenze di un genocidio che ha sconvolto il tessuto stesso della civiltà, e ha portato a gravi ripercussioni per tutto il mondo.

La propaganda antisemita di Hitler

Gli eventi che portarono all’Olocausto ebbero le loro radici nel contesto critico della Germania del periodo tra le due guerre mondiali. La devastazione economica, le tensioni sociali e la ricerca di un capro espiatorio crearono un terreno fertile per l’ascesa del regime nazista guidato da Adolf Hitler.

La propaganda antisemita e la diffusione dell’odio alimentarono una percezione sistematicamente distorta della realtà, culminando nella promulgazione delle leggi di Norimberga nel 1935, che privarono gli ebrei dei loro diritti civili.

La macchina aberrante dell’Olocausto

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939, la macchina dell’Olocausto si mise in moto. I nazisti istituirono ghetti, concentrando gli ebrei in spazi sovraffollati e disumani. Tuttavia, la volontà di “risolvere la questione ebraica” prese una svolta ancora più disumana con l’avvento della “Soluzione Finale” del 1941.

Campi di concentramento e sterminio furono istituiti, con Auschwitz, Sobibor, e Treblinka che divennero tristemente noti per il loro ruolo nell’annientamento sistematico di milioni di persone.

La crudeltà e la disumanizzazione raggiunsero il loro apice con la pulizia etnica e le sperimentazioni mediche condotte dai nazisti. La testimonianza di chi sopravvisse a quegli orrori è un richiamo costante alla fragilità dell’umanità e alla potenza distruttiva dell’ideologia estrema e, soprattutto, distorta.

Fino alla liberazione

La fine della guerra portò alla liberazione dei campi di concentramento da parte degli Alleati, rivelando al mondo l’orrore indicibile dei crimini nazisti.

Il processo di Norimberga cercò di portare i responsabili di fronte alla giustizia, ma la consapevolezza del mondo sulle dimensioni reali dell’Olocausto richiese tempo per penetrare nelle coscienze globali.

Perché la Giornata della Memoria è il 27 gennaio?

Il 27 gennaio è stato scelto globalmente come Giornata Mondiale della Memoria in commemorazione della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Il 27 gennaio 1945, infatti, le truppe dell’Armata Rossa dell’Unione Sovietica, guidate dal generale Ivan Konev, raggiunsero il complesso concentrazionario e liberarono i prigionieri che vi erano detenuti.

Sessanta anni dopo, nel 2005, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha celebrato l’anniversario in una sessione speciale tenutasi a gennaio, con cui è stata instaurata successivamente una giornata per il ricordo delle vittime, con la risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005 durante la 42ª riunione plenaria.

Una scelta solo esemplificativa

La scelta di questa data per la Giornata Mondiale della Memoria è simbolica e significativa. Auschwitz-Birkenau, situato in Polonia, è diventato uno dei simboli più potenti degli orrori dell’Olocausto, con milioni di persone, in gran parte ebrei, che hanno perso la vita in quel luogo a causa della persecuzione nazista.

Perché una giornata della memoria?

La decisione di istituire questa giornata commemorativa è volta a preservare la memoria delle vittime, a onorare coloro che hanno sofferto e perso la vita durante l’Olocausto, e a educare le generazioni future sulla gravità delle violazioni dei diritti umani e sull’importanza di combattere l’odio, la discriminazione e l’intolleranza.

La data del 27 gennaio è un richiamo costante affinché il mondo non dimentichi mai le atrocità del passato e lavori instancabilmente per evitare che tali orrori si ripetano in futuro. O nel presente.

Alcune parole per ricordare di avere una memoria

Affinché queste riflessioni, oggi ma come in ogni altro giorno, possano permeare sulla nostra mente critica, ecco alcune delle frasi più profonde e dirette sulla memoria e sulla responsabilità dell’atto di ricordare.

“Noi siamo la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti, questo mucchio di specchi rotti.” (Jorge Luis Borges)

“La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare.” (Octavio Paz)

“Le guerre negano la memoria dissuadendoci dall’indagare sulle loro radici, finché non si è spenta la voce di chi può raccontarle. Allora ritornano, con un altro nome e un altro volto, a distruggere quel poco che avevano risparmiato.” (Carlos Luiz Zafon)

Cimitero in controluce
Cimitero | Unsplash @JfMartin – Spraynews.it

Come informarsi meglio sull’Olocausto?

Talvolta ricordare significa “semplicemente” informarsi, porsi qualche domanda in più, con il coraggio di poter trovare risposte terribili, ma reali. Nel mondo e in Italia, per fortuna, esistono molte testimonianze atte a mantenere viva la memoria di qualcosa che non dovrebbe mai ripetersi.

Per questo, di seguito abbiamo raccolto qualche risorsa che possa illustrare in modo culturale e divulgativo cosa fu l’Olocausto, a partire spesso dagli occhi e i racconti di chi lo visse in prima persona. E dei pochi che sopravvissero.

Per informarsi in modo approfondito sull’Olocausto in Italia, ci sono diverse risorse, luoghi di memoria e istituzioni che puoi consultare. Ecco alcuni suggerimenti.

Musei e cinema per ricordare

I musei e i memoriali dedicati a questo periodo storico, come il Museo della Shoah a Roma e la Risiera di San Sabba a Trieste, offrono un’esperienza educativa con esposizioni, documenti visivi e testimonianze di chi lo ha vissuto in prima persona.

La Risiera di San Sabba a Trieste è un ex campo di concentramento e transito di vere e proprie vite. Oggi è un museo e un memoriale dedicato alle vittime dell’Olocausto.

Oppure, per ottenere una prospettiva più approfondita sulla storia e le esperienze delle persone coinvolte, anche la cinematografia può accorrere in aiuto. Tra i titoli più esplicativi e commoventi troviamo pellicole straordinarie e commoventi come “Schlindler’s List”, “Il Giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani e “La Vita è Bella” di Roberto Benigni, premio Oscar dell’anno in cui è uscito.

Podcast e libri di chi può raccontare

Esistono anche innumerevoli podcast, libri e audiolibri scritti sul tema, sia dal punto di vista storico che da quello più personale delle vittime, dai racconti di Liliana Segre, a quelli di Primo Levi, fino al Diario di Anna Frank.
Un’altra ottima idea è partecipare a conferenze, seminari o incontri dedicati all’Olocausto, il che può offrire ulteriori prospettive e un’opportunità di ascoltare esperti e sopravvissuti.

Qualsiasi sia la fonte, il consiglio primario e importante è quello di trattare con sensibilità questo argomento delicato e doloroso, e a cercare sempre voci autorevoli per garantire un’interpretazione accurata e rispettosa della storia.

Perché è importante ricordare?

La memoria dell’Olocausto è un tributo alle vittime e un monito per preservare la verità storica. Affinché la storia non si ripeta mai.

Il 27 gennaio ci offre l’opportunità di riflettere su come questo capitolo brutale e disumano abbia cambiato il corso della storia, lasciando cicatrici indelebili nella nostra coscienza collettiva. La memoria di quegli orrori dovrebbe fungere da monito costante, spingendoci a impegnarci per un mondo in cui la diversità sia celebrata e la dignità umana rispettata. Solo attraverso la comprensione approfondita del passato possiamo sperare di costruire un futuro basato sulla giustizia, sull’empatia e sulla consapevolezza.

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