“Possibile nuova pandemia”: scoperti virus zombie, l’allarme degli esperti

Gli esperti sconcertati da quel che hanno trovato tra i ghiacci, l’esistenza umana potrebbe essere messa ancora a dura prova!

In questo periodo i virus stanno costringendo a letto milioni di persone così come non succedeva da molto tempo e forse anche di più rispetto al periodo della pandemia. Oltre al COVID, infatti, anche diversi virus influenzali si sono aggiunti alla lista, alcuni addirittura anche più pericolosi del COVID stesso, portando gli ospedali ad essere sull’orlo del collasso. Mentre assistiamo al picco dei contagi ed attendiamo tutti di ritrovare la perfetta salute, altre insidie si stagliano però già all’orizzonte, insidie che vengono da lontano e che sono state scovate da un team di ricercatori niente meno che nel permafrost siberiano, ma c’è davvero da preoccuparsi? Gli esperti parlano di possibile nuova pandemia!

Virus zombie nel permafrost siberiano, la scoperta ha fatto rabbrividire gli scienziati

"Possibile nuova pandemia":
virus influenzale (canva-Spraynews.it)

Sembra quasi la trama di un film di fantascienza quella che parla di un team di scienziati che intento nei suoi studi risveglia un virus congelato nel ghiaccio da millenni, eppure questo sembra proprio quello che è accaduto, anche se per ora i virus rivelato sembrano decisamente essere rimasti nel ghiaccio siberiano. Non sono infatti gli studiosi a mettere in pericolo la salute dell’umanità, ma non per questo possiamo ritenerci al sicuro e questo soprattutto a causa della nostra lunga impudenza.

L’innalzamento delle temperature, infatti, sta mettendo a dura prova anche i ghiacci considerati perenni, ghiacci che possono sembrare inerti ma che invece nascondono microbi degni di “Matusalemme“. Questi virus, spesso chiamati con l’appellativo di “Virus Zombie“, sono già stati isolati da diversi team di ricerca ed in molti temono che siano in grado di riattivarsi e far scattare una nuova emergenza globale.

Proprio per questo motivo, come riportato dal The Guardian, i governi starebbero già adoperandosi per mettere in piedi una rete di monitoraggio dell’Artico, un mezzo per riuscire ad individuare in maniera repentina primi possibili casi di malattie dovute a questi virus scongelati dopo millenni e limitarne i danni oltre che studiarne possibili effetti sconosciuti. Già lo scorso anno era stato isolato un ceppo virale su un campione datato 48.500 anni fa, ma esistono virus datati anche un milione di anni, in pratica questi virus esisterebbero da prima di noi ed è proprio questo che rende imprevedibile la loro interazione con l’essere umano.

Lo scenario apocalittico di un virus che magari ha infettato i Neanderthal e che adesso torna per completare l’opera sui Sapienz è tutt’altro che fantascientifico. La possibilità è reale e proprio per questo dovremmo fare molta attenzione in futuro, soprattutto perché la riattivazione di tali virus, continuando con l’aumento dell’effetto serra e quindi con l’innalzamento delle temperature, sembra sempre più inevitabile.

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