Emoji, rischi di brutto se usi questa: possono denunciarti

Se usi questa emoji, stai rischiando di brutto senza saperlo: secondo le nuove disposizioni, possono addirittura denunciarti. 

Le emoji sono ormai parte integrante della nostra vita sui social. Ci scambiamo messaggi costantemente, a qualsiasi ora del giorno e tramite diverse piattaforme, da Whatsapp a Facebook, Instagram, TikTok, Twitter e chi più ne ha più ne metta. Grazie ai nostri smartphone, ogni giorno veniamo in contatto con decine di persone e ogni parola scambiata o ogni frase letta porta con sé la vivacità e il colore delle emoji.

Se prendiamo come esempio Whatsapp, la più celebre app in Europa per lo scambio di messaggi istantanei, possiamo notare che ogni nuovo aggiornamento porta con sé delle nuove faccine con espressioni diverse. Vengono in nostro soccorso per rendere più chiari i messaggi, gli stati d’animo di chi scrive o legge, per sdrammatizzare il contesto e renderlo meno formale.

Sono innumerevoli gli scopi per cui un’emoji può essere allegata ad un messaggio di testo. E’ diventato ormai così automatico inserirle ed inviarle, che talvolta non si ragiona sul reale significato di quel che si sta cliccando. Questo errore viene compiuto in particolar modo da chi invia un’emoji specifica, che sta facendo passare molti problemi a chi, anche inconsapevolmente, l’ha scelta.

Emoji, tutte tranne questa: rischi una denuncia

non usare più questa emoji
Emoji, attenzione a quale usi (Spraynews.it)

In alcuni casi, le emoji rappresentano un oggetto, altre volte un’azione o un sentimento. Inviarle di per sé non comporta alcuna conseguenza, ma Whatsapp costituisce un canale di comunicazione ufficiale, e come ogni altro mezzo di scambio verbale è bene prestare attenzione al significato di ciò che si dice o scrive. L’ultimo allarme viene in relazione ad una sentenza della Corte di Cassazione che ha preso di mira un caso in Canada riguardante proprio un’emoji inviata. La questione presa in esame ha riguardato l’accordo di uno scambio commerciale per una fornitura di lino. La conferma del contratto sarebbe avvenuta tramite l’uso delle emoji.

A quanto pare, uno dei due partecipanti all’accordo non ha onorato i patti stabiliti. Proprio per questo, è stato chiamato in causa dall’azienda canadese truffata. Un rappresentante di marketing agricolo ha contattato la parte nel torto per chiedere la conferma dell’intesa che aveva per oggetto 670 dollari a tonnellata di lino, per 85 tonnellate. Tuttavia, si è ritrovato a scontrarsi con una risposta che nessuno si aspettava: l’agricoltore che non ha onorato i patti ha ricevuto come “firma dell’accordo” la classica emoji del pollice in su, la quale non è stata volutamente presa in considerazione vista la poca professionalità riservata allo scambio commerciale in corso. La conseguenza è stata una disputa legale che ha visto perdere l’agricoltore: la Corte di Cassazione ha stabilito che il pollice in su può costituire una “firma effettiva” per determinati accordi. Scopri le emoji nuovissime riservate al 2024!

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