Colera a Cagliari: l’ultima volta in Italia nel 1994

Un uomo affetto da colera è stato ricoverato nel reparto malattie infettive dell’ospedale Santissima Trinità, a Cagliari. Il 71enne è di Arbus e sta bene. Resta, però, da stabilire come si sia ammalato. Potrebbe trattarsi di un caso isolato, ma per ora resta il massimo riserbo.

Il colera torna a fare capolino in Italia. Nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari è stato, infatti, ricoverato un uomo 71 anni di Arbus che risulta essere stato infettato dal colera. Una notizia insolita: basti pensare che in Sardegna si tratta del primo caso negli ultimi cinquant’anni. A darne notizia è stata l’Unione Sarda, ma al momento non sono molte le informazioni a disposizione. È ancora da capire come l’uomo si sia infettato e se si tratti di un caso isolato. Le istituzioni, per queste ragioni, mantengono il massimo riserbo.

Colera a Cagliari: l’ultimo focolaio nel 1994

La notizia, come dicevamo, è senza dubbio insolita. Il colera non rappresenta da tempo un problema in Italia. L’ultimo focolaio risale al 1994 ed ebbe come epicentro Bari. La causa, allora, fu il pesce crudo e si registrarono una decina di contagi. Il focolaio più ampio, che molti sicuramente ricordano, è quello del 1973 a Napoli, che portò quasi un milione di persone a vaccinarsi in soli cinque giorni.

Medico al microscopio
Immagine | Pexels @Edward Jenner – Spraynews.it

Il colera, di contro, resta una malattia endemica in Africa, in Asia e in America, mentre in Europa si riscontrano ogni anno pochissimi casi, che riguardano esclusivamente cittadini di ritorno da Paesi in cui il colera è ancora presente.

Il caso di Cagliari è ancora da ricostruire, anche se l’uomo non sembrerebbe aver effettuato viaggio “a rischio” nell’ultimo periodo. La lente d’ingradimento è quindi puntata ancora una volta sul pesce crudo e nello specifico un piatto di cozze. “È molto probabile che questa infezione sia arrivata dai frutti di mare, se questi mangiati crudi fossero evidentemente infettati dal batterio sarebbe una cosa molto grave – ha detto Matteo Bassetti, il direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, a TgCom24 –. Bisogna dire alla gente che i frutti di mare crudi non si mangiano. Lo diciamo sempre, molto spesso le infezioni intestinali si prendono perché si mangiano frutti di mare crudi e pesce crudo“.

Cos’è il colera? Come si cura?

Il colera è un’infezione diarroica acuta causata dal batterio Vibrio cholerae. La sua trasmissione avviene per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati e nei casi più gravi può portare a pericolosi fenomeni di disidratazione. I sintomi includono, infatti, diarrea e vomito.

L’aspetto più importante nel trattamento del colera è la reintegrazione dei liquidi e dei sali persi con la diarrea e il vomito. La reidratazione orale ha successo nel 90% dei casi, può avvenire tramite assunzione di soluzioni ricche di zuccheri, elettroliti e acqua, e deve essere intrapresa immediatamente. I casi più gravi necessitano, invece, di un ripristino dei fluidi intravenoso che, soprattutto all’inizio, richiede grandi volumi di liquidi, fino ai 4-6 litri. Con un’adeguata reidratazione solo l’1% dei pazienti muore e, di solito, in seguito al ripristino dei fluidi, la malattia si risolve autonomamente.

Gli antibiotici, generalmente tetracicline o ciprofloxacina, possono abbreviare il decorso della malattia e ridurre l’intensità dei sintomi e sono utilizzati soprattutto per le forme più gravi o nei pazienti più a rischio, come gli anziani.

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